martedì 23 ottobre 2012

Il giro di Taiwan in 5 giorni (2 parte)

Dopo aver mangiato la pizza (e dopo un po' di nostalgia di casa) abbiamo deciso di non dormire a Tainan, anche perche' avevamo fretta di vedere tutta l'isola, percio' abbiamo preso il primo treno disponibile sino a Kaohsiung (o Gaoxiong, in cinese). Di questa citta' abbiamo visto solo la stazione, ma non avevamo voglia di grandi citta`, quindi avanti la prossima...
La destinazione successiva era Kenting, piu' lontana da raggiungere, poiche' all'estremo sud di Taiwan e, in mancanza di treni, l'unica opzione disponibile era l'autobus. A questo punto ci sono state proposte due alternative, corrispondenti a due tipologie ben distinte di mezzo:

1. autobus lento ma "safe" (sicuro)
2. autobus veloce ma pericoloso

Ovviamente quale abbiamo scelto? L'opzione 2, naturalmente! E grazie a qualche pia divinita' che non ci voleva ancora lassu' (troppa fatica stare dietro a questi due, scombussolerebbero anche il paradiso... o l'inferno- dipende dai punti di vista- avra' pensato) siamo arrivati a Kenting sani e salvi.
Si sa che la notte rende tutto piu' pauroso e minaccioso per certi aspetti, ma ha la capacita' anche di illudere e far sembrare un luogo bello e accogliente, con le sue luci soffuse, il gioco delle ombre e i riflessi della luna. Ecco, Kenting di notte ci e' sembrata carina. Guardandoci un po' intorno, siamo andati subito alla ricerca di un posto dove dormire (ah si', certo, logicamente non prenotiamo mai in anticipo e i nostri viaggi sono sempre un'avventura- giusto per stancarci un po' di piu'- ma vuoi mettere il gusto dell'ignoto, il non sapere cosa farai e dove starai con la certezza di un albergo, di un indirizzo preciso, di quello che ti aspetta?). Abbiamo visto diversi hotel, guesthouse, pensioni con vista sull'oceano, ma la maggior parte non avevano stanze disponibili. Cosi' alla fine abbiamo optato per un hotel senza vista sul mare e in perfetto stile.... greco! In effetti la facciata bianca con le cupolette azzurre ricordava molto la Grecia e, complice appunto la notte, eravamo a Santorini, anziche' a Taiwan!
La mattina seguente ci siamo lavati e vestiti in fretta e furia perche' era insopportabile l'idea di non sapere dove fossimo e siamo corsi fuori a fare un giro e a vedere di nuovo Kenting con la luce del sole, rivelatrice di verita', di crudele realta'. Una strada principale con alberghi e ristoranti, sulla cui architettura sorvoliamo (e' sempre la stessa: brutta, vecchia, insensata, priva di qualsiasi senso estetico), ma la natura per fortuna e' meravigliosa dappertutto qui. Insomma, dove ci mettono le loro mani, fanno danno. Questo posto dovrebbe essere un parco nazionale abitato solo dagli aborigini, cosi' com'era in origine.


Le spiagge vicino a Kenting non sono male, ma la sabbia e' scura e io, che sono salentina, mi accontento di poco e prediligo la sabbia bianca e il mare azzurro come il cielo. Quindi, dopo un bagnetto rinfrescante, proseguiamo e un posto chiamato "Baisha Beach" (in italiano Spiaggia Sabbia bianca) fa proprio al caso nostro.


Prendiamo un taxi, poiche' e' abbastanza lontana da Kenting, e dopo circa 15-20 minuti passando per campagne, foreste, spiagge varie, arriviamo a destinazione. Ebbene si', la sabbia e' proprio bianca e anche il mare e' molto bello. E' proprio una di quelle spiagge tropicali con le palme da cartolina e stranamente e' anche poco affollata.


Per fortuna gli orientali non amano prendere il sole, percio' questo angolo di paradiso e' tutto per noi, che ci crogioliamo come lucertole. Il mare pero' non e' amichevole come quello del Salento, ne' come quello della Croazia e della Grecia: e' l'oceano e fa un po' paura.
Apparentemente calmo, ogni tanto qualche corrente fa increscapare delle piccole onde sulla battigia, ma la  potenza e' tanta che ti travolge in un attimo (esperienza provata piu' volte quel giorno).
Passiamo tutta la giornata in spiaggia, ma una nuvola grigia improvvisa ci spinge a lasciare il mare e proseguire.Torniamo a Kenting, mangiamo un boccone e poi di nuovo in autobus. Di nuovo quello velocemapericoloso.

giovedì 18 ottobre 2012

Il giro di Taiwan in 5 giorni (1 PARTE)

Dopo quattro mesi di vita semisedentaria a Taipei, cominciavamo a sentirci un po' stretti, i piedi cominciavano a pruderci, il nostro corpo aveva bisogno di muoversi e i nostri occhi avevano necessita' di vedere. Assetati di novita', di colori, di luoghi e cuoriosi piu' che mai, abbiamo preparato lo zaino e siamo partiti.
Prima destinazione: Tainan. Le altre si sono definite man mano viaggiando e alla fine siamo riusciti a fare praticamente il giro dell'intera isola.
Tainan, come tutte le citta' taiwanesi (urbanisticamente parlando) non e' un granche', ma e' famosa per essere la piu' antica citta' di Taiwan. Fondata dagli olandesi nel XVII secolo, vanta piu' di 200 templi ed e' tantissimo, considerando che conta  circa 750 mila abitanti! Inoltre tutti i templi non sono mere attrazioni turistiche, ma la gente locale ci si reca davvero per pregare, offrire il cibo alle divinita', consultare gli indovini e, perche' no, riposare.
Ovviamente, volendo vedere quante piu' cose possibili in cosi' breve tempo, non potevamo dedicare piu' di un giorno ad ogni posto, ma siamo riusciti comunque a visitare alcune delle chicche che nasconde Tainan, prima fra tutte un'antica casa da te' giapponese."Nasconde" e' la parola giusta, visto che arrivarci sembra un'impresa impossibile da 007, trovandosi in un vicolo strettissimo dietro ad alcune case vecchie. Alla fine di mille ricerche e' stato solo grazie all'aiuto di un gentile signore che siamo arrivati a destinazione. E chi l'avrebbe mai scovata altrimenti?
Taiwan nella sua storia e' stata sotto il dominio giapponese nel periodo che va dal 1895 al 1945 circa e ancora oggi conserva alcuni aspetti della cultura nipponica, come questa casa da te', dove e' possibile "spiare" un angolo di Giappone.













La cerimonia del te' viene fatta da una ragazza in kimono che con i suoi gesti eleganti e sicuri incanterebbe chiunque e segue dei passaggi ben precisi alla fine dei quali il te' preparato viene servito agli ospiti. Il tutto e' molto scenografico e anche gli oggetti sul vassoio sono sistemati con un gusto raffinato del dettaglio.













Dopo esserci rifocillati un po', siamo usciti alla volta del piu' antico negozio di te' della citta', giusto per restare in tema.
La bottega e' rimasta cosi' com'era una volta (credo che non l'abbiano mai pulita dalla famosa apertura nel lontano 1860!) e ora la gestisce un'arzilla signora,  pro-pro nipote del fondatore.
Entrando, si ha come la sensazione di fare un salto nel passato e l'odore di polvere e di contentitori antichi, misti alle foglie di te' aiutano la fantasia a viaggiare in tempi lontani.









Lei sembra quasi una strega, intenta a preparare le sue pozioni magiche e conosce bene tutti gli effetti benefici di quelle foglie incantate, che riconoscerebbe a mille miglia di distanza solo respirandone una folata.
Tutta la bottega e' tappezzata di foto del bis-bis nonno, anziano conoscitore della pianta "magica" e da allora tutti i membri della sua famiglia si sono succeduti, sono nati e sono morti in questo negozietto, le cui mura conoscono piu' storie dei libri di favole.
I contenitori in cui ancora oggi viene conservato il te' hanno circa 200 anni!
Quante mani li hanno toccati, quanti racconti hanno sentito, quanti volti hanno visto, mi vengono i brividi... Meraviglia delle meraviglie!
E dopo essere passata dal vicolo piu' stretto di Taiwan, dopo aver mangiato uno squisito ghiacciolo al limone (fatto in casa con i limoni veri, belli, succosi, tropicali), dopo aver visto come si confezionano gli zoccoli tradizionali giapponesi, una puntatina al tempio dovevo farla. Cosi', tra tutti, abbiamo scelto di vedere il tempio di Confucio, nel cui bellissimo giardino si trovano anche degli alberi di banyan secolari.
La serata e il primo giorno di viaggio si sono conclusi in maniera molto "occidentale". Sulla strada per andare in stazione a prendere il treno per un'altra destinazione, la nostra attenzione e' stata rapita da un buffo camioncino che, invece di vendere spuntini locali, aveva annesso un forno di pietra made in Tainan. Insomma, una vera e propria pizzeria ambulante! E i pizzaioli, una simpatica coppia, si dividevano i compiti: lei preparava la pasta e il condimento e lui infornava. Devo ammettere che la pizza era proprio buona!
Evviva l'Italia... e Taiwan!



mercoledì 3 ottobre 2012

Un indovino mi disse...

Ebbene sì, sono andata dall'indovino. Una specie di indovino.
In tutti questi anni in Asia non l'avevo mai fatto anche se il pensiero e' sempre stato costante. C'è da dire che in ogni caso non era quello che mi aspettavo. Non c'era un vecchio saggio con la barbetta lunga e bianca e il vestito tradizionale cinese capace di predire il futuro, vedere il passato e leggere i segni del volto e delle mani. Questo era un po' diverso, era l'indovino del tempio, che più che indovino era un dispensatore di consigli di vita.
Il tempio dove sono andata si chiama Xing Tian Gong (行天宫) ed è il più famoso tra i locali, che vi si recano per pregare, interrogare i "veggenti" e per "pulirsi" delle energie negative.
Una volta entrati, si devono rispettare delle regole e un procedimento ben preciso.
Prima di tutto si portano le offerte di cibo agli dei e si posano su un tavolo enorme posizionato al centro del tempio, poi si va da alcune nonnine che distribuiscono incenso, in seguito ci si mette in fila per fare le domande. Sì, in fila, perché c'è un sacco di gente ansiosa di risposte ai quesiti della vita.
offerte al tempio
incenso per tutti
i devoti si presentano e interrogano
le mezze lune
Quando arriva il tuo turno, peschi delle mezze lune di legno rosse da un contenitore e fai le tue domande rivolto alla statua del Buddha. Devi però far finta di parlare con un ipotetico indovino (e non con Dio che ti sta di fronte, in quanto è solo colui che darà o meno il permesso all'indovino di rispondere), quindi ti presenti, gli dici da dove vieni e poi cominci con la prima domanda. Getti a terra le mezze lune che ti daranno la prima risposta: se Dio vorrà che l'indovino ti risponda, una sarà capovolta e l'altra no, se non vorrà saranno entrambe girate, ma se è incavolato per la tua domanda, le mezze lune saranno capovolte.
Ecco, questo ovviamente è successo a me.
La mia domanda era forse troppo impertinente. In effetti, ripensandoci, solo un esperto di magia nera avrebbe potuto rispondere al mio quesito e ho anche dei dubbi su quest'ultimo. Le riprendo e riformulo un'altra domanda. Nulla, non vuole rispondere nemmeno a questa. Alla fine non so cosa chiedo, perché nel frattempo mi sono persa col cinese (ah, sì, certo... ovviamente Dio e l'indovino parlano cinese, perciò le presentazioni e le domande devono essere fatte rigorosamente nella loro lingua!), ma stranamente a quest'ultima domanda decide che mi è permesso ottenere una risposta. Detto tra noi, credo di non aver chiesto nulla e questa "domanda" finalmente gli è piaciuta!
bastoncini di legno numerati
Così, tutta contenta, vado a prendere un bastoncino di legno che mi darà il numero corrispondente al responso. Il 46. Entro nella stanza degli indovini, consegno il foglietto pieno di caratteri tradizionali incomprensibili e il mio "indovino" non è proprio come l'avevo immaginato: è giovane e non mi dice nulla del mio futuro, né vede niente del mio passato, ma legge la scritta e mi dà dei consigli.
"Non devo stressarmi e innervosirmi per cose futili, ma devo vivere la vita e il rapporto con gli altri serenamente. Solo in questo modo riuscirò ad affrontare i problemi che la quotidianità mi presenta".
Tutto qui?

l'indovino
Non molto soddisfatta continuo il percorso e mi rimetto in fila per le popo (婆婆 in cinese, le "donne anziane" o "suocere", che rappresenterebbero le donne sagge della famiglia capaci con la loro energia positiva di abbattere tutte le forze del male. Le suocere? Mah, in Occidente è un po' diverso!), le quali hanno il compito di scacciare il malocchio e le energie negative facendo dei movimenti particolari con i bastoncini di incenso nelle mani.
Così alla fine di questa giornata non proprio soddisfacente, mi faccio almeno purificare e... voglio credere che la mia popo ci sia riuscita.


via il malocchio!